Serata tra noi, la numero 1973, con Carlo Ferruccio Tondato a fare le veci del Presidente, assente per motivi di lavoro. E proprio Carlo Ferruccio al termine della cena ha introdotto un argomento di grande attualità : l’enorme crescita della popolazione mondiale con tutti i riflessi, politici, sociali ed economici e soprattutto ambientali che già ora sono presenti ma che sono inevitabilmente destinati ad aumentare nel futuro.
Carlo Ferruccio ha riportato i dati di crescita della popolazione di alcuni dei più grandi paesi al mondo dal 1950 ad oggi : la Cina è passata da 554 milioni di persone a 1.428 con un incremento percentuale del 157%; l’India da 376 milioni a 1.419 con un incremento del 277%; l’Africa da 221 milioni a 1.216 con l’incremento record del 450%. Per quanto riguarda il continente Europa si è passati dai 547 milioni ai 726 del 2000 con un + 32% e nel mondo intero da circa 2.500 milioni ad oltre 8.000 segnando quindi un incremento medio del 220%. Contestualmente la foresta amazzonica, il più grande polmone verde del mondo, ha visto ridursi la sua superficie da 7.300 milioni di Kmq a 6.500 con la perdita di circa 8 milioni di alberi.
Se a questo quadro di aumento incontrollato della popolazione e di importante diminuzione di aree verdi si aggiunge, soprattutto da parte dei paesi a maggior incremento demografico, l’utilizzo di energie altamente inquinanti è facile comprendere come le prospettive siano tutt’altro che rosee.
Sarebbe facile ma utopistico trovare i rimedi : basterebbe dire ai cinesi di non utilizzare il carbone che produce il 72% di CO2 in più rispetto al gas, agli indiani di fare meno figli e ai brasiliani di non tagliare più alberi, ma questa è appunto pura utopia.
A ciò si deve aggiungere che ben presto questi paesi non saranno più in grado di sostenere e mantenere la propria popolazione che, come già ora in parte accade, cercherà necessariamente altre possibilità di vita nei paesi a maggior sviluppo economico che si troveranno quindi a doversi difendere da queste migrazioni di massa e a convivere con l’arrivo di milioni di persone che segneranno una svolta colossale nella composizione etnica dei nostri paesi.
Questo quadro, fosco ma realistico, ha trovato d’accordo molti dei presenti; l’unica voce contraria è stata quella di Giancarlo Bortolami che si è detto fiducioso nella capacità del nostro paese e di tutti i paesi europei di fare fronte a questa migrazione, di riuscire a gestirla, magari trasformandola di in qualcosa di nuovo e buono, ricordando che nel secolo scorso eravamo proprio noi italiani a emigrare per cercare nuove possibilità di vita all’estero.
Dove sarà la ragione ? …..ai posteri l’ardua sentenza.