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“40 ANNI DI ODONTOIATRIA A TORINO”

“Oh dolente per sempre colui

che da lunge, dal labbro d’altrui,

come un uomo straniero, le udrà!

Che a’ suoi figli narrandole un giorno,

dovrà di sospirando:” io non c’era””    (i) (ii)

Immaginate la vostra squadra del cuore che, alla prima di campionato, si presenta in campo con undici titolari e una sola riserva perché gli assenti, a parte quelli in infermeria, non hanno risposto alla convocazione del Mister…….

Immaginate cosa, da tifosi, provereste in un caso simile……

Immaginate l’incredulità, lo stupore, lo scoramento, la sgomento per la figura barbina cui la vostra squadra sta andando incontro….

Immaginate cosa il Mister, sia esso Radice, Trapattoni o Mazzone, abbia potuto dire nello spogliatoio…..

Al di là delle parole, l’incredulità, lo stupore, lo scoramento sono stati ben presenti nella prima serata con relazione di questo nuovo anno rotariano che ha visto una scarsissima presenza di soci.

Come spesso accade gli assenti hanno avuto torto, la serata è stata piacevolissima, la relazione del nostro presidente, accompagnato dal socio di studio, il dottor Giulio Menicucci e dall’intero staff dello studio, precisa e interessante con uno spaccato del cambiamento intervenuto negli ultimi quarant’anni nella sua professione come conseguenza del cambiamento che ha investito la società tutta.

Cambiamento che è stato di diversi tipi :

quello sociale, che vede una maggiore attenzione alla qualità della vita e ai beni immateriali piuttosto che al possesso di cose ed oggetti che era elemento qualificante del secolo scorso e che si riverbera nella professione in una maggior attenzione all’estetica del volto e quindi del sorriso e modifica la percezione della qualità non più esclusivamente collegata alla prestazione ma estesa alla globalità del servizio offerto (qualità percepita).

Quello scientifico con il passaggio dalla medicina sintomatica, che partiva dai sintomi manifestati dal paziente per giungere alla diagnosi, alla medicina, definita, delle “4P”: predittiva, preventiva, personalizzata e partecipata. Un approccio clinico personalizzato sul paziente che partendo dall’analisi dei fattori di rischio tende ad individuare un percorso di prevenzione con il duplice obbiettivo di impedire alla malattia di insorgere o di intercettarla in fase pre-sintomatica, cercando in questo modo di ridurre l’invasività degli interventi e contenerne i costi rispettando le esigenze sociali e relazionali del paziente. Per avere successo con questo tipo di approccio è fondamentale ottenere una partecipazione attiva da parte del paziente che a sua volta non va solo informato ma anche formato

Quello tecnologico con l’evoluzione tecnico-scientifica dei materiali e delle tecnologie terapeutiche che ha portato alla moderna implantologia, all’odontoiatria adesiva e mini invasiva, all’utilizzo ormai quotidiano dei microscopi tridimensionali che ci permettono di operare con un altissimo livello di precisione.  L’evoluzione più importante è il passaggio dall’odontoiatria analogica a quella digitale che ha rivoluzionato tutto il work-flow terapeutico e richiede una formazione e un approccio completamente differente da quella tradizionale.

La crescita scientifica e tecnologica è così importante e rapida da superare le capacità cognitive del singolo e impone la necessità di una organizzazione in team, solo così è possibile raggiungere il know-out necessario per sfruttare tutte le risorse terapeutiche che la ricerca ci mette a disposizione, tuttavia è difficile ammetterlo e i modelli di formazione universitaria sono ancora troppo ancorati all’individualità.

Quello filosofico e politico per cui l’odontoiatria, come molte attività, si è trasformata da attività professionale ad attività imprenditoriale, da professione tutelata e protetta dai vari organi e albi professionali ad un vero e proprio mercato odontoiatrico; il che ha portato ad individuare due modelli di esercizio: quello libero professionale e quello industriale.

Il primo punta sulla fiducia nel professionista e nella qualità e continuità del servizio, il secondo sulla pubblicità, sul prezzo e sulla pluralità dell’offerta:

Questi due modelli hanno quindi finalità completamente diverse: il modello professionale ha l’obbiettivo migliorare e mantenere la salute dei propri pazienti e a fidelizzarli nel tempo mantenendo con loro un rapporto di fiducia e di stima, mentre invece, esattamente all’opposto, il modello industriale tende e vendere il maggior numero di prestazioni alla maggior platea possibile di pazienti che inevitabilmente diventano clienti.

In questa ottica lo studio del nostro presidente, nato degli anni ottanta con un Marco dotato di baffetti alla sparviero (iii) e che oggi vanta uno staff numerosissimo, con la creazione di un team selezionato e formato che sfrutta le competenze individuali, ma opera in sinergia, mettendo tutte le risorse tecniche e scientifiche a disposizione del paziente con l’obbiettivo di migliorare la qualità e la continuità del servizio e di implementare il rapporto di fiducia. La coordinazione e la gestione di un team che comprende alcune decine di persone non può prescindere da criteri organizzativi di tipo aziendale, ma questo non deve portarci a trascurare quei valori etici e deontologici che sono alla base della professione senza dimenticare mai che noi curiamo delle persone e non delle bocche o peggio ancora dei denti.

Grandi applausi hanno salutato il Presidente al termine di questa prima relazione sul cambiamento delle professioni che vedrà quanto prima impegnati altri due nostri soci.

(i)Alessandro Manzoni – Maggio 1821 – vv.98-102

(ii)I miei lettori più attenti si saranno accorti come io abbia già utilizzati questi stessi versi in qualche vecchio bollettino, ma non ho trovato nulla di più adatto al momento.

(iii)Il termine non si riferisce direttamente al rapace ma, sotto forma traslata, ad un immaginario uomo di grande fascino, in grado di catturare le donne come uno sparviero cattura e rapisce le prede.

La frase “con quei baffetti da sparviero” diventò popolare negli anni’80 con l’imitazione di Marina Ripa di Meana da parte di Gianfranco d’Angelo nel programma “Drive In”, il quale pronunciava continuamente questo tormentone.