“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire.” (i)
Non è un caso che inizi questo bollettino con il monologo finale di uno dei film cult degli anni ’80, una pietra miliare e senza tempo della filmografia di fantascienza, pronunciato da Roy Batty, un replicante in punto di morte.
Proprio questo film, ambientato nella Los Angeles del 1999, anno che allora veniva considerato futuro, in cui le automobili potevano anche volare ha dato lo spunto per l’ultima domanda rivolta alla nostra relatrice, la dr.ssa Veronica Spadoni, responsabile dell’Acceleratore Imprese, Ecosistemi Innovazione e Cluster Manager Polo ICT della Fondazione Piemonte Innova che ci ha intrattenuto con una interessantissima relazione sulla Space Economy.
Nonostante gli investimenti in Venture Capital siano diminuiti nell’ultimo anno del 35% sul mercato globale rispetto all’anno precedente, l’Italia, che pure ha seguito le stesse dinamiche al ribasso, ha comunque superato la soglia del miliardo di investimenti, anche se non possiamo considerarlo un dato eclatante né in confronto al dato globale né a quello europeo, dove siamo dietro alla Spagna con un investimento di 18 euro a persona.
Nel nostro piccolo, il Piemonte è comunque la seconda regione italiana, dopo la Lombardia per investimenti provenienti da capitali Venture con 78 milioni di euro e è la quinta regione per numero di Start Up.
In questo quadro si innestano le tecnologie satellitari e, in particolare in Italia la Space Economy può essere un fattore chiave per la competitività e la sostenibilità ambientale.
Lo spazio per il benessere del pianeta terra.
La relatrice ci ha poi spiegato come le tecnologie spaziali possono aiutare direttamente il nostro pianeta: indicando quattro grandi categorie da cui possono discendere grandi benefici :
Osservazione della terra, Navigazione, Comunicazione, Accesso allo Spazio :
l’osservazione della terra può essere utilissima per la previsione delle emergenze per calamità naturali, prevedendo frane ed alluvioni, il monitoraggio della qualità delle acque e del loro utilizzo, il monitoraggio sulla flora e sulla fauna marina, sugli agenti inquinanti, sul cambiamento climatico e le previsioni metereologiche, ma anche per controllare, ad esempio, tramite rilievi fotografici l’abusivismo edilizio.
Osservazione e navigazione unite possono aiutare nell’ottimizzazione della produttività del suolo agricolo e delle risorse produttive, ad esempio monitorando attraverso rilievi multispettrali, il vigore vegetativo delle piante, possono essere applicate per il monitoraggio delle infrastrutture e per l’ottimizzazione della produzione di energia rinnovabile come solare ed eolica, per il monitoraggio della qualità dell’aria.
Unite poi alla comunicazione possono trovare applicazione in campo medico con la telemedicina, la teleassistenza, l’epidemiologia, anche attraverso la sperimentazione sulle navicelle spaziali.
Il valore generato dalla Space Economy viene quantificato in 371 miliardi di dollari globali, in Italia
1,49 miliardi sono l’investimento nel PNRR per la protezione del pianeta (osservazione della terra), la mobilità intelligente e sostenibile, l’urban air mobility (navigazione), crittografia quantistica e telemedicina (Comunicazione) oltre a quasi 5 miliardi stanziati nel piano strategico nazionale per la Space Economy.
La galassia, così l’ha definita la relatrice, delle start up italiane opera nel campo delle tecnologie emergenti essenzialmente in quattro settori: smart road – veicoli connessi, guida autonoma – Industria 4.0 (macchine connesse, supply chain estesa, relazioni cliente) Urban air mobility (monitoraggio e sorveglianza, logistica, trasporto), Servizi urbani innovativi (servizi digitali, gestione asset, uso spazi pubblici, turismo e cultura).
Un mondo del tutto nuovo, quello presentatoci dalla dottoressa Spadoni, che ha suscitato l’interesse e la curiosità di tutti i presenti che, al termine del suo applauditissimo intervento, le hanno posto numerose domande.
L’ultima, e ritorno al film con cui ho iniziato, riguardava proprio la possibilità di vedere la nostra città divenire simile alla Los Angeles immaginata da Ridley Scott con l’integrazione completa tra auto e aereo per viaggiare su brevi distanze.
La risposta è stata duplice, a riprova da una parte del genio italico dall’altra della nostra annosa inefficienza burocratica : dal punto di vista tecnologico saremmo pronti in breve tempo a vedere veicoli volanti volteggiare intorno alla Mole Antonelliana e alla Basilica di Superga, dalla parte amministrativa invece………..
(i) Blade Runner di Ridley Scott, anno 1982, tratto da “I cacciatori di androidi” di Philiph K. Dick con Harrison Ford e Rutger Hauger.