Proprio nel giorno della nostra serata 1960 cadeva la “Giornata mondiale della tutela del suolo”
(World Soil Day) nata dall’iniziativa della Nazioni Unite per sottolineare l’importanza della tutela del
suolo e quindi è stata azzeccatissima la presenza, voluta dal nostro prefetto, del Presidente e del
Direttore dell’Ente di gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, rispettivamente l’avvocato Alberto
Valfrè e il dottor Michele Ottino che hanno intrattenuto i presenti sulla natura e sulle finalità
dell’Ente.
L’Ente tutela e gestisce un vasto patrimonio naturale, paesaggistico e culturale che comprende quattro
Parchi naturali quelli del Gran Bosco di Salbertrand, della Val Troncea, dell’Orsiera Rocciavrè e dei
Laghi di Avigliana e due riserve naturali speciali, quelle dell’Orrido di Chianocco e dell’Orrido di
Foresto.
L’Ente è stato istituito dalla Regione Piemonte nel 2009 in ragione di una riorganizzazione complessiva
della gestione delle aree protette piemontesi ed è operativo dal 1° di gennaio 2012.
La prima legge italiana in questa materia titolava “Per la tutela delle bellezze naturali degli immobili di
interesse storico” e fu promulgata proprio cento anni fa, nel giugno 1922, su proposta di Benedetto
Croce e questa normativa è rimasta in vigore, per quasi novanta anni, sino al 2009.
Questa legge, fortemente voluta dal filosofo abruzzese, secondo il quale “Il Paesaggio è la
rappresentazione materiale e visibile della Patria” fu una innovazione nella storia d’Italia ma era già
conosciuta da quasi cento anni nei territori dei Borboni e proprio tre rescritti di Ferdinando II di
Borbone borbonici furono ripresi nella legge Croce.
L’attuale Ente, ci hanno raccontato i due relatori, è unico nel suo genere in quanto racchiude in sé un
parco lagunare, quello dei laghi di Avigliana e tre parchi Alpini, quasi trentasei mila ettari di territorio
che vanno dai 350 metri di altitudine del lago di Avigliana ai 3.500 del Rocciamelone.
Nei quattro parche e nelle due riserve speciali sono presenti oltre duemila tipi di piante, 42 tipi diversi
di orchidee, 130 di farfalle, 50 di rettili e nelle sue acque 20 di pesci e ancora le principali specie di
ungulati : cervi, caprioli, camosci, stambecchi, cinghiali e mufloni.
Il dottor Ottino ci ha poi parlato del gioiello presente sul territorio gestito dall’Ente, infatti gli ammassi
rocciosi tra l’Oesiera e l’Albergian nascondono proprio un gioiello dai lucenti riflessi verdi e dalla
preziose impunture. Si tratta del Carabus cychroides una delle tre specie di coleottero stenoendemiche
presenti escusivamenti sul territorio italiano, con il Carabus planatus in Sicilia e il Carabus olympiae
in Val Sessera.
Animale estremamente misterioso e difficilmente osservabile : i Carabus cycroides sono talmente
pochi che dopo il rinvenimento del primo esemplare nel 1860 nel vallone dell’Albergian sono passati
quasi quaranta anni prima che se ne raccogliesse un secondo individuo nell’area dell’Orsiera Rocciavrè
e successivamente nella Val Troncea.
Ma non vi sono solo animali nell’area del parchi, si ritrovano infatti immobili di grande interesse
storico, come la Certosa di Montebenedetto e le Miniere del Beth.
La Certosa di Montebenedetto, situata a 1.160 metri di quota venne utilizzatta dai Certosini attorno al
1200 ed è l’unico esempio rimasto in Europa di “Certosa primitiva”, ovvero di certosa che conserva
ancora la struttura di un monastero basso medioevale. La Chiesa della certiosa ospita una mostra
permanente che illustra il mondo certosinon e la storia del complesso di Montebenedetto.
Le miniere del Beth, di cui abbiamo visto un interssantissimo video nel quale il Direttore dell’Ente
ripercorre l’impegno del Parco della Val Trocea a ricostruirne la storia, costituirono uno dei cantieri
estrattivi di calcopirite più alti d’Europa con il loro posizionamento tra i 2300 e i 2500 metri di quota.
L’attività estrattiva venne praticamente abbandonata sia per l’evoluzione dei mercati sia per la tragedia
avvenuta nell’aprile del 1904 quando una valangha uccise 81 minatori che stavano rientrando alle loro
case.
Questo evento, tra i più taragici a livello europeo, è stata, come ha ricordato il dottor Ottino “una
tragedia del lavoro, un incidente enorme sul lavoro. E oggi, nonostante siano passati tanti anni,
abbiamo ancora degli incidenti sul lavoro. E questo è un elemento di immensa tristezza che ci
dovrebbe spingere a cercare di impegnarci per far sì che queste tragedie non si verifichino più.”
Oggi sul colle del Beth sono visibili i resti degli antichi baraccamenti, utilizzati dai minatori, e, vicino
all’imbocco delle miniere, gli splendidi laghetti di origine glaciale detti “laghi del Beth”; il Parco ha
inoltre costruito un bivacco adibito a casotto di sorveglianza, utilizzabile anche dagli escursionisti.
Oltre al video sulle miniere, i nostri relatori hanno proiettato due bellissimi video, uno generale sulle
bellezze del parco ed uno dedicato alla magia del cervo
Tutti questi video sono visibili accedendo ai seguenti link :
https://youtu.be/TU0gRJ9XfzQ
https://www.parchialpicozie.it/news/detail/25-09-2022-la-magia-del-cervo/
https://www.parchialpicozie.it/news/detail/11-04-2022-le-miniere-del-beth-2022/
Numerosissime sono state le domande dei soci a cui i due ospiti hanno cortesemente risposto dopo la
conviviale e l’incontro si è concluso con la consegna del gagliardetto del Club ai due relatori a
ringraziamento per una interessantissima serata