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Diritto penale coniugale : “un triste specchio dei nostri tempi”.

Seconda serata consecutiva dedicata alla Giustizia, la nostra numero 1996, con la graditissima presenza del dottor Cesare Parodi, Procuratore Aggiunto della Procura presso il Tribunale di Torino che ci ha intrattenuto sul diritto penale con una relazione dl titolo “Diritto penale coniugale : un triste specchio dei nostri tempi”.

In magistratura dal 1990, “ho preso i voti” dice spiritosamente di se, da sempre alla Procura di Torino “dove potrei anche morire”, è stato presentato da Gigi Perotti che ha ricordato come, al momento del suo ingresso in  magistrature, gli regalò una penna con un biglietto beneaugurante : “spero possa firmare solo provvedimenti corretti”, cosa che il nostro ospite si augura di essere sempre riuscito a fare.

Si occupa da sempre, ci ha detto, dei reati contro “le fasce deboli”, reati in ambito familiare rimanendo sempre per questo motivo a contatto con famiglie disastrate e situazioni familiari molto complesse.

Dall’anno del suo ingresso in magistratura ad oggi il mondo è cambiato, era un mondo diverso dove ad esempio non esisteva il reato di stolking e dove i procedimenti relativi a reati in ambito familiare  che venivano aperti erano veramente pochi anche per la scarsa attenzione che veniva data al fenomeno che generava il timore  nelle persone offese a denunciare i maltrattamenti.

Negli ultimi anni c’è stata una estrema accelerazione e si è data al fenomeno una attenzione a volte eccessiva che ha portato ad una iniziativa di legge che ha creato nuovi strumenti di tutela in astratto  molto efficaci mentre nella realtà non sempre lo solo in quanto molto spesso le forze in campo sono diverse, soprattutto per motivi economici.

Un’altra enorme differenza sta nel fatto che nei tempi passati era molto difficile per il magistrato ricostruire il rapporto tra le persone mentre oggi con l’ausilio di telecamere, microfoni e con la presenza dei telefonini che contengono una marea di informazioni questa ricostruzione, in positivo o in negativo, risulta molto più facile.

Ma questo porta a grandi problemi di etica giuridica: quanto e quando è lecito sequestrare un telefonino per giungere a decidere se le accuse rivolte al suo proprietario sono provate o meno? E’ corretto farlo? E’ proprio indispensabile?

Allo stato attuale della normativa, sequestrare un cellulare senza il consenso del proprietario è reato e questo porta ad altri problemi: quanto valgono in un procedimento i documenti e le prove così trovate?

Possono essere utilizzate le foto del fedifrago o della fedifraga scattate durante la sua vacanza ai Caraibi con l’amante e gelosamente conservate nel personal computer?

Lo stesso avvocato che le dovesse usare in giudizio rischierebbe una denuncia per accesso abusivo al sistema informatico.

Inoltre la delicatezza delle decisioni prese dal magistrato penale è resa ancor più estrema dalla stretta osmosi esistente tra procedimento penale e procedimento civile : in tema di maltrattamenti, ad esempio, le decisioni prese in sede penale si riverberano totalmente in sede civile sulla causa patrimoniale o su quella per l’affidamento all’uno o all’altro coniuge dei figli.

Altri problemi poi sorgono nel campo dei reati persecutori, come il reato di violenza sessuale, in relazione al quale si deve fare una grande distinzione tra la violenza tra estranei e quella coniugale.

In questa ultima è molto difficile riuscire a capire se esista o meno il dissenso di uno dei coniugi e quindi a trovare la prova della violenza.

La nostra città poi  presenta alcune peculiarità, è ormai una città multietnica, con popolazione di culture diverse: italiani, balcanici, africani che hanno mentalità e abitudini personali e che quindi approcciano in modo diverso la violenza in ambito familiare.

Quello che per noi è vietato e quindi reato perseguibile in altri paesi può essere permesso con tutta una serie di problematiche che questa diversa impostazione culturale porta con se.

Pur evidenziando queste profonde diversità culturali, in risposta alla domanda di un socio, il dottor Parodi ha affermato con forza che comunque la legge deve essere applicata senza tenere conto dei convincimenti culturali degli imputati.

L’ultimo punto trattato è stato il reato, la cui nascita è piuttosto recente, di stolking : termina il rapporto ed uno dei due partners non lo accetta e perseguita l’altro, a volte purtroppo sino alle estreme conseguenze.

E’, ha detto il relatore, praticamente impossibile estirpare il problema, lo si può certamente ridurre anche se per la tipologia stessa di chi lo pone in atto è molto difficile trovare adeguate contromisure.

La difficoltà infatti consiste nel fatto che la grande maggioranza dei colpevoli, siano essi uomini o donne, sono persone incensurate nei cui confronti non è facile decidere l’applicazione o meno della misura cautelare, divieto di avvicinamento e di comunicazione, difficoltà che è molto ridotta se il presunto colpevole è una persona con precedenti penali.

Molti sono stati gli interventi dei presenti ai quali il relatore ha risposto con competenza e professionalità.

Al termine della relazione, un lungo applauso al dottor Parodi e viste le estreme difficoltà che  questo suo sia pur breve intervento sulla sua professione ha messo in mostra, non resta che auguragli ciò che a suo tempo  gli scrisse Gigi: che possa continuare a firmare solo provvedimenti corretti.